al centro del petto
scheggiò capezzoli e sterno
dopo scavò più a fondo
fiamma d’inferno la lama
la punta onda di acido.
Quasi fosse un
segugio
cercò dentro il pertugio
ma il cuore s’era nascosto
da qualche parte nel buio
nell’angolo più remoto
di quella immensa stanza.
E batteva e
pulsava
in maniera silente
moribondo ed impaurito
non volle farsi sentire
ed in stato confusionale
sanguinava sul pavimento.
Frattanto, il
corpo dell’uomo
tra le lenzuola di lino
giaceva sopra il suo letto
immobile come chi pensa
mentre lo sguardo fissava
lo stesso punto da ore.
Tacito il
cuore nell’ombra
piangeva come un bambino
l’involucro da cui dipendeva
non proferiva alcuna parola
e freddo quanto l’inverno
gli si era gelato il respiro.
Poi arrivò
quella signora
che trova sempre chiunque
con il mantello e la falce
con gli arti scarnificati
guardando con gli occhi vitrei
riuscì a scovare la preda.
Quando infine
lo vide
lo sollevò fra le mani
e con tono di madre amorevole
gli domandò la sua supplica:
<<Hai perduto il tuo amore
perché vuoi vivere ancora?>>
Allora il
cuore annuì
pensando ad istanti trascorsi
e scivolò dentro la tasca
di quel mantello stantio
infine, stanco, si rassegnò
ed andò incontro all’oblio.
N° 2123 - 12 giugno 2012
Il Custode
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