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martedì 3 dicembre 2013

FINGI

Fingi almeno di amarmi
e vivrò un giorno ancora
fin quando la mia cecità
saprà leggerti il cuore
ed allora, il mio risveglio
sarà una discesa nell’incubo
seppure so che il tuo sogno
non poteva certo durare.

Io lo so, io lo immagino
ma non rammento che cosa
ti cerco tra le parole
e trovo un vuoto incolmabile
allora ho detto una rabbia
come fanno i bambini viziati
che dopo un istante si quieta
quando è oramai troppo tardi.

Ho letto ed ero dislessico
e ho scritto l’esatto contrario
chissà tu cosa pensavi
quando hai detto frasi imponenti?
Ma ricamando calunnie
ho pensato d’essere uomo
caparbio…e determinato
di quelli dal fascino intenso.

Fingi di averlo provato
ciò che tu adesso ritratti
e potrò raccontarlo alle stelle
che certo mi crederanno
perché lo dirò con coraggio
ed una tale luce nell’anima
da fare impallidire la luna
invidiosa della mia enfasi.

Ho ancora un sacchetto di biglie
ed hanno il colore degli occhi
quelli con cui mi guardavi
quando era notte profonda
io, nascosto tra le tue lacrime
che raccoglievo in un secchio
lo svuotavo nel cielo terso
per dar vita all’arcobaleno.

Io lo raccolgo, io lo stringo
ma scivola via dalla mano
il senso di averti per sempre
ultima sigaretta per il condannato
sguardo fiero innanzi al plotone
perché non volevo deluderti
ma farti mia schiava assennata
e non aveva alcun senso
lusingarti e dopo graffiarti.

Fingi che di me ti importi
ed avrò un moto di orgoglio
come chi osserva il dipinto
che ha dipinto con vera passione
e tu tornerai alle tue terre
io a fingere di non essere solo
dentro la mia sfera di cristallo
dalla quale non riesco a fuggire.

  N° 2267 - 10 ottobre 2012

                                                    Il Custode

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