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venerdì 4 ottobre 2013

VAJONT

Noi tutti lo sentivamo
il respiro gelido e maligno
della morte in agguato
ogni volta che i nostri occhi
si alzavano verso il cielo
ad osservare quel mostro
fatto di ferro e di cemento
che imprigionava le acque
sopra le valli del Veneto.

I vecchi lo raccontavano
ma i tecnici non ascoltavano
che l’argilla fragile e compatta
che dava vita al monte Toc
avrebbe ceduto all’erosione
avrebbe portato la distruzione
tra le colline di erba e fiori
e le nostre case di pietra
che non volevamo abbandonare.

Fu così che tutto accadde
quando il monte si sbriciolò
e cadde a carezzare il bacino
che l’onda si alzò prepotente
a scavalcare la diga malvagia
ed in quella sera di ottobre
prese la via di Longarone
travolgendo ciò che incontrava
uccidendo chiunque vedeva.

Ed i morti furono tanti
sotto le valli del Veneto
divorati dal fango e la melma
giustiziati dall’umana cupidigia
mille e quattrocento anime svanite
inghiottite dalle colline ed i fiori
mentre il mostro di ferro e cemento
restava a guardare impassibile
i sacrificati martiri del Vajont.

  N° 1218 - 29 agosto 2008

                                           Il Custode

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