Tu mi
appartieni
da quando ho deciso
di amarti fino ad ucciderti
e spendere ogni carezza
sulla tua pelle morbida
e dirti parole ed offese
plasmate di passione e rancore.
Io ho questa
scheggia
questa spina di vetro ed acciaio
che punge e scava a fondo
nella mia testa malata
e mi fa perdere il senno
allora mi tramuto in belva
un aguzzino fuori controllo.
E ti mortifico
da quando ho deciso
di odiarti quasi per noia
e spendere pugni e ferite
sul tuo corpo oramai tumefatto
formato da solchi e da rivoli
di sangue impastato di lacrime.
Ti amo
tantissimo
come potresti non credermi?
Non fare caso ai miei occhi
che ti scagliano accuse infamanti
tu, bambola alla mia mercé
tu, sfogo d’ogni mio fallimento
sei un sentimento destinato al macero.
Io sono il tuo dio
è questo il peso opprimente
del mio amore malsano
che artiglia il tuo debole cuore
lo stringe fino a farlo implodere
infine ne calpesta i frammenti
come ultima fottuta umiliazione.
Tu sei davvero
bellissima
tanto che quasi mi pento
di avere deturpato il tuo viso
eppure io ho questa follia
che mi impone di farti del male
non capisci eppure sorridi
come potresti mai biasimarmi?
N° 2547 - 21 giugno 2013
Il Custode
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