Liberami
Calypso
ed offusca il mio sguardo
affinché la tua bellezza
non si tramuti in catena
che mi soffoca e mi stringe
mi costringe a te dinnanzi
e non mi permette di riprendere
il mio viaggio verso Itaca.
Fa’ che io sia
sordo
al richiamo del tuo amore
a quella brezza melodiosa
che sussurra la tua voce
sulle sabbie della tua isola
scaraventato dall’oceano
il solo sfuggito a Cariddi
divoratore della mia ciurma.
Perdonami
Calypso
abbi pena del mio cuore
che rifiuta i tuoi doni
non si piega al tuo fascino
la tua pelle è tentazione
la tua dimora è il paradiso
ma non è questo il mio mondo
non sei tu il mio destino.
Fa’ che io
faccia ritorno
dove m’attende la mia sposa
le scogliere a picco sul mare
le colline sul grembo dei monti
indica la rotta alla mia zattera
e allontana da me il tuo viso
io serberò di te il ricordo
nel profondo della mia anima.
N° 1857 - 22 agosto 2011
Il Custode
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