…La nebbia agli irti colli
ed il sole sulle coste
dove in balìa del maestrale
danzavano le barche in letargo
legate strette alle bitte
come cavalli alla staccionata
intanto che il vento gelido
sferzava le banchine e le ralle.
Eppure il
cielo era terso
le nuvole fuggite al riparo
pareva che esse patissero
il clima di questo dicembre
soltanto qualche gatto
reso ardito dalla fame
ravattava in cerca tra i rifiuti
del proprio pranzo di Natale.
Quella carezza
di ghiaccio
sfiorava le mie guance aride
dopo si posava come patina
sopra i miei occhi distratti
a sognare oltre l’orizzonte
che mi conduceva lontano
seppure quel lontano distante
non sapevo mai dove fosse.
E gridavano
stormi di gabbiani
per spaventare l’inverno
che attendeva da dietro i muri
il suo turno di regnare
le palme erano simili a dame
che si inchinano riverenti
a quella tempesta maestosa
diretta a percorrere i vicoli.
Quello
schiaffo violento
spettinava i miei capelli scuri
con un senso di pesante fastidio
l’ira della vita allo sbando
perduta oltre l’orizzonte
che mi teneva molto lontano
di un lontano talmente distante
che io non sapevo mai arrivare.
N° 2341 - 9 dicembre 2012
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento