Il figliol prodigo partì
e si smarrì alla fonte
ad inseguire un riflesso
trascinato via dal mare
ma la sua barca era fragile
per affrontare le onde
e con le onde colò a picco
e lui non seppe ritornare.
Ed il mare lo nutrì
consigliato da Tritone
che ne aveva letto il cuore
che trasudava di dolcezza
ebbe pena dei suoi anni
troppo pochi per morire
e gli consegnò il riflesso
quale emblema di purezza.
Con l’aiuto di uno squalo
ritrovò la superficie
tenendo stretto il suo
riflesso
di calda gioia il suo
sorriso
e non s’accorse del gabbiano
che lo prese tra gli artigli
per portarlo sul suo nido
oltre i monti e il paradiso.
E le lacrime scese copiose
commossero un angelo nero
che lo legò ai suoi fianchi
ed attraversò il cielo terso
fino al nido del gabbiano
che trafisse con la spada
e poi raccolse quel riflesso
che lui non avrebbe più
perso.
Ed egli corse a perdifiato
oltre i prati e le colline
per tornare alla sua casa
tra le rose e i tulipani
e raggiunse la sua amata
e gli regalò il suo riflesso
lei lo aprì con molta cura
poi lo strinse tra le mani.
Adesso è posto in una teca
tra due cuori luminosi
quel riflesso così
importante
più della sua vita intera
e lei lo guarda ogni giorno
quale simbolo d’amore
di cui lui narrava sempre
e la sua fiaba era vera.
N° 1101 - 27 maggio 2008
Il Custode
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