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martedì 29 ottobre 2013

UN ANGELO CADDE

Le mie ali ferite
di pezza e di carta stagnola
appesantite dalla pioggia
corrose dalla nicotina
non mi permisero il volo.

Sicché io precipitai
tentai di aggrapparmi al cielo
persi la presa poi caddi
mentre la gente leggeva poesie
e cantava canzoni melense
qualcuna non mi comprese
e continuò ad oziare
perseverò a sognare.

Sul fondo del pozzo
tra lo zolfo ed il magma
ed un labirinto di grotte
e se io scelsi l’inferno
lo feci solamente per noia.

Il vento gridava bestemmie
nelle caverne e gli anfratti tetri
popolati da demoni pigri
eppure io seppi l’amore
ed era alquanto sincero
che il cuore lo bisbigliò
affinché nessuno sentisse
fino a morirne d’invidia.

C’è una luce sottile
che filtra da una fenditura
una ruga sopra il soffitto
e mi colpisce negli occhi
fastidiosa quanto i pensieri.

Eppure mi sento sereno
adesso che le mie ali
giacciono sul lago di fiamme
sarebbero presto guarite
ma io non volevo volare
perché mi sento sereno
distante dal mio passato
diretto all’incerto futuro.

  N° 2561 - 3 luglio 2013

                                               Il Custode

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