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martedì 15 ottobre 2013

LA BUIA

La sua anima
rovente quanto il bitume
ed io ci affondavo
e nemmeno il pensiero
sopravviveva alle fiamme
quelle dentro lo sguardo
che come un telo di asfalto
lei posava sulla mia pelle.

Eppure io la amavo
con la stupida perseveranza
di chi subisce il supplizio
ma lo desidera ancora
frattanto il suo cuore
batteva rintocchi di pendolo
fu certamente quella litania
a rendermi folle e felice.

Dentro l’oceano distante
la sua voce vibrava emozioni
e pareva essere una sirena
che pregusta il banchetto
ma non importava
io pensavo come morire
in mille differenti maniere
ma sempre per mano sua.

Allora vestivo i miei occhi
in base al suo risveglio
piaggeria del disperato
che è condotto alla gogna
e lei sapeva parlare
frasi simili a tagliole
trappole per ogni mio sogno
io sanguinavo e cadevo ancora.

Fu così che diventai cieco
per sviluppare l’olfatto
perché non potevo vederla
ma almeno l’avrei sentita
le stille del suo sudore
scesero giù come acido
scavarono fino ad infettarmi
di una sublime infezione.

Annuso l’ultima nebbia
che scivola verso il mare
dalla pianura d’Emilia
sferzata dal mio rimpianto
ed ho frantumato la bussola
distrutto la mia clessidra
perché ovunque io mi voltassi
vedevo soltanto il suo viso.

  N° 2301 - 6 novembre 2012

                                                         Il Custode

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