Pietre e
cemento
ed il muro raggiunse il cielo
i sogni e persino i ricordi
pigiavano dentro il crepuscolo.
Con lo sguardo
mite e sereno
l’amore auscultò le pareti
al di là sentiva i lamenti
delle parole implose nell’aria.
Edera e dopo
fango
ognuno vi si arrampicava
e la pioggia cadeva discreta
per non sciogliere quella promessa
la stessa che disse il silenzio
durante il primo vagito del buio
sicché pianse un dolore insolente
testardo come chi beve per noia.
Coleotteri ed
infine formiche
ai piedi di quell’alta barriera
oltre le tenebre dense
la eco di un sorriso nomade.
Ma la luna,
con molta costanza
trovò un pertugio minuscolo
gli si posò sopra la fronte
e lui si accontentò di quel bacio.
N° 2631 - 4 settembre 2013
Il Custode
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