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mercoledì 30 ottobre 2013

ACHAB

Esci dall’onda
che la furia mi inebria
io, ritto sulla mia lancia
stringo forte l’arpione
stringo la mia pazzia
mordo, dopo sputo l’attesa.

La mia ciurma trema
tutti hanno riverente paura
di te, montagna pallida
che scuoti la superficie
dopo avere fatto rovine
delle colonne di Atlantide.

Io non ti temo!
Esigo vederti ansimare
persa tra spruzzi di sangue
che dipingono il mare
voglio vedere i tuoi occhi
piangere la tua misera vita.

Hai coraggio da vendere
magari è solo incoscienza
tu che solchi l’oceano
per affrontare il destino
tu, leviatano capodoglio
terrore di squali e scialuppe.

Perché mai cambi rotta?
Quale giuoco è mai codesto?
Tu ti dirigi al Pequod
ma io sono qui ad aspettarti
però tu, con un colpo di coda
distruggi la mia baleniera.

Maledetto mostro marino
stai divorando il mio equipaggio
fatti incontro alla mia ira
il mio arpione è impaziente
adesso ho altre ragioni
per odiarti fino al midollo.

Tu, meschina ridiscendi
nelle profondità oscure
codarda dinnanzi alla lotta
preferisci la via di fuga
ma quale diavoleria è questa?
L’acqua adesso ribollisce!

Come in balìa di un tornado
io m’innalzo verso le nuvole
al di sotto vedo i miei uomini
sparire tra le tue fauci
e frammenti di rosso carminio
adesso tingono il cielo.

Tu non mi temi
pretendi di vedermi ansimare
io ti cerco in ogni dove
e grido ed impreco il tuo nome
mi vuoi sentire supplicare?
Codesta non è la mia indole!

Cala infine il buio pesante
ed io respiro la morte
bramavo la mia vendetta
l’impresa da ognuno fallita
e tu sorridi sardonica
a questa mia stolta utopia.

  N° 2215 - 28 agosto 2012

                                                    Il Custode

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