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lunedì 21 ottobre 2013

SALTELLO E SORRIDO

Di pozzanghera in pozzanghera
io saltello come fossi un bambino
ne troverò una talmente profonda
da inghiottirmi fra le sue onde
ne troverò una fatta di ghiaccio
quanto il cuore che mi è scivolato
e che ho visto sparire in fretta
tra le fauci di un maestoso dolore.

Ho questa rugiada dentro gli occhi
che nemmeno il vento trascina via
e chissà mai se sopra l’asfalto
incontrerò fiori e gatti assettati
o conchiglie che attendono il mare
per avere ancora qualcosa da dire
mentre sul bordo del marciapiede
sono un funambolo che non cade mai.

Nella glabra radura dentro il mio petto
la eco rimbalza in mille frammenti
io cerco di unirli con molta tenacia
per scoprire alfine da dove provenga
forse dal Nord di nebbia e pianura
o magari dal centro della penisola
tento di decifrarla con perseveranza
ed è così che scopro d’essere cieco.

Sicché la gente passa e mi osserva
qualcuno ha l’aria compassionevole
altri ancora di derisione sardonica
io non li vedo ma leggo i loro pensieri
allora sorrido dopo faccio spallucce
infine scrivo il messaggio sull’aria:
<<Stupidi e ingrati…io non sono un folle
…ho solamente perduto l’amore!>>

  N° 2465 - 2 aprile 2013

                                               Il Custode

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