Nella sciarada
di pensieri
io mi smarrisco
e vedo e sogno ancora
quello che non fu mai stato
che non poteva mai essere.
Oltre la volta
stellata
il mio appuntamento galante
e la luna mi ammalia
mi intriga come una prostituta
vestita di pizzo pungente
e corsetto fatto di tenebre
ed ha le gambe di seta
bianche quasi fossero panna
ovatta rubata ai campi
mentre gli schiavi neri
cantavano gospel e sudore.
Dentro la
notte
zanzare al di là della tela
mi supplicano ed implorano
di aprire la mia finestra
ed entrano in fila indiana
dentro i meandri assonnati
della mia stanza da letto
hanno sete del mio sangue
con il quale nutrire la prole
devono sfuggire ai pipistrelli
assiepati sui rami di tiglio.
Io quasi non
ricordavo
il profumo afrodisiaco
del primo vagito del crepuscolo
e lo respiro a pieni polmoni
lo bevo come fosse elisir
odora di acacia
e di asfalto in balìa dell’estate.
Resta ancora
distesa
in qualche anfratto distante
della mia mente in disuso
una immagine opaca
o forse soltanto una voce
ed io non so comprendere
il mio cuore cianciare
il suo battito veloce e ritmico
che pare alfabeto morse
che batte sopra il telegrafo
delle mie costole incrinate.
Ecco per quale
ragione
adesso io chiudo gli occhi
per vedere meglio le cose
e ritrovare quel bacio
smarrito dentro uno zaino
e come fosse moneta di nichel
lo passo fra le mie dita
ed è così che ti penso
e farnetico amore.
N° 2545 - 19 giugno 2013
Il Custode
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