Brezza adesso
soffia leggera
verso l’isola di Lesbo
carezza che il mare reca
a sfiorare il tempio maestoso
eretto in onore di Afrodite
e le case di bianco tufo
le colline in primavera.
A contemplare
le acque
che brillano al bacio del sole
eccomi al primo mattino
tra le colonne e i giardini
di quella che è la mia dimora
ad insegnare alle fanciulle
l’arte dei versi e la seduzione.
Io le osservo
tutte, meravigliose
che dividono risa maliziose
ad immaginare con bramosia
d’Aiace il guerriero, i muscoli
ignare dunque della bellezza
della quale sono state modellate
estremo dono avuto dagli Dei.
Sono
capolavori i loro corpi
morbidi frutti i loro seni
dai capezzoli di latte e di miele
aroma grezzo dal monte di Venere
dove gustare il proibito nettare
che profuma di vita che sorge
ha la fragranza di immenso piacere.
Nulla vi è di
più aggraziato
quanto le forme di magnificenza
di cui è generosa la donna
che io a cantare lodi mi trovo
all’indirizzo di Athena e Giunone
a ringraziare di essere femmina
l’emblema stesso del desiderio.
N° 1784 - 7 marzo 2011
Il Custode
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