Dentro
un’anima
di scarlatto crepuscolo
ed il cuore oramai
diventato stella morente
ecco dove avvenne
che lui si smarrì
ad inseguire e cercare
il suo pensiero gitano
mentre lei gli diceva
che non doveva pensare
ed intanto pensava
la maniera di morire.
Vennero fate
morbose
al suo letto di morte
quelle che lui scambiò
per falene notturne
i loro baci insistenti
erano frammenti di pece
che annerivano le labbra
e così fu per l’umore
però quel nero avvolgente
era talmente profondo
che lui vi si abituò
e scordò ogni altro colore.
E in un giorno
qualunque
il poeta incontrò una strega
così importante da farne
la sola ragione di vita
e tra le magiche trame
di un febbraio di ghiaccio
egli gli mostrò il suo petto
sanguinante sogni e catrame
quello in cui lei intinse
il proprio sguardo migliore
tanto che ancora oggi
lui è perduto e confuso.
La notte che
scese di colpo
si fece arcigna e crudele
che persino la luna paziente
fuggì in direzione dei monti
ogni lacrima che spese
divenne un fiocco di neve
cosa che fu alquanto strana
per quella fine di luglio
ma era ciò che lui sentiva
a rendere gravida l’aria
quello che il cielo ferito
soffiava con forza sul mare.
Scritti su di
una pergamena
fatta di chicchi di riso
i geroglifici di quell’amore
sbiadito dentro la nebbia
sicché attraverso i secoli
qualcuno li potrà trovare
forse con molta fantasia
saprà decifrare il messaggio:
"Ed in un giorno qualunque
il poeta incontrò una strega
così importante da farne
la sola ragione di vita."
N° 2352 - 21 dicembre 2012
Il Custode
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