La notte
raccolse i suoi stracci
i rimpianti di tutta una vita
ed il soldato sellò il cavallo
ed affrontò la tundra e la taiga.
La luna
divenne magnanima
e sorrise un sorriso benevolo
e convinse la stella più saggia
a percorrere il destino dell’uomo.
Quegli occhi
di cielo terso
penetranti quanto l’oceano profondo
che i coralli fermi in disparte
impazzivano di gelosia ed invidia.
Silenzioso
come sa essere l’amore
quell’astro lo condusse alla Neva
sotto le nuvole di San Pietroburgo
e le luci che brillavano sul Baltico.
Lungo le
strade deserte e gelide
l’inquietante spettro dello Zar
raccontava i lamenti e le suppliche
delle figlie trucidate dai bolscevichi.
Ed il soldato
vide nel suo viaggio
la neve e la steppa senza fine
ed una stella che lo seguiva con garbo
che lo amava ma non lo seppe dire.
Fu allora che
lei prese le sembianze
di una donna prigioniera dell’oblio
i cui capelli come un sole rovente
bruciavano al centro delle tenebre.
Bella certo,
come nessun’altra
eppure non fu quella la ragione
se l’uomo le tese la propria mano
e la baciò implorando che restasse.
Furono quegli
occhi di cielo terso
penetranti quanto l’oceano profondo
ed il profumo che aveva sulla pelle
di stella nel cielo di San Pietroburgo.
N° 2632 . 5 settembre 2013
Il Custode
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