Ed egli uccise
ogni stella
con il pugnale rovente
con il catrame e la lava
dopo baciò le tenebre
sopra le labbra di sandalo
dentro il pensiero profondo
ed infine prese a danzare
sul filo della notte
sul baratro delle parole.
Nella sua zona
d’ombra
germogliò un gelido inverno
ed i fiocchi di neve e di lacrime
simili a gemme liquefatte
lasciarono i suoi occhi
per recarsi chissà dove
mentre il suo sguardo opaco
sospirava verso la luna
frasi che non comprendeva.
Divorò la sua
isteria
ne fece palline di saliva
che sputò dentro lo stagno
vi si tuffò per morire
ma poiché era immortale
e prigioniero delle acque
raccontò alle ninfee ed ai lucci
tutte quelle notti d’amore
che non aveva mai vissuto.
E distante,
nel cielo
un falco ancora lo attendeva
ma non sapeva nuotare
né era in grado di sognare
sicché le rane lo derisero
gracidando sconce risate
si tuffarono in fondo al fondo
lasciando sulla superficie
solamente cerchi di cristallo.
N° 2516 - 21 maggio 2013
Il Custode
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