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lunedì 10 marzo 2014

IL MATRIMONIO DEL GIULLARE

E’ una giornata di sole
che tinge l’intera contea
e volano api e farfalle
a contendersi i fiori migliori
sono distanti le nuvole oscure
spazzate da un vento possente.

Vociano da dentro l’abbazia
i convenuti alle nozze
il giullare davanti all’altare
attende la sua damigella
e s’illuminano dame e fanciulli
della luce che filtra insolente
che si insinua oltre il portone
ed inciampa sulle mattonelle.

Ma ecco che giunge la sposa
scortata da allodole e lepri
ed è la più bella del regno
e di tutte le terre oltre i monti
che vengono a renderle omaggio
i draghi e persino gli orchi.

Mentre attraversa la sala
si infrangono contro le volte
i frammenti dello stupore
perduti da labbra ammirate
ed ognuno conserva l’immagine
incatenata ai propri occhi
quasi che lei fosse un capolavoro
eppure non è che una donna.

Ora è soltanto ad un passo
a lui pare d’averla nell’anima
nel vortice della fragranza di lei
di sandalo e di rosa tatuata
come unguento sulla sua pelle
vicina per il primo bacio.

Però, all’improvviso, le tenebre
muta quel quadro idilliaco
dentro la sua stanza spoglia
con il capo posato sul tavolo
accanto, un bicchiere di vino
rosso come il sangue che scorre
dalla sua bocca e dal naso
dal suo cuore ridotto in frantumi
e stanco di sogni ed illusioni.

E muore da solo, il giullare
come solo era sempre vissuto
a mostrare una gioia artefatta
poiché quel suo matrimonio
siccome l’amore e la vita
non furono che una farsa.

  N° 2531 - 5 giugno 2013

                                                Il Custode

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