Coltivo nel
silenzio
le parole immaginate
come muffa sopra i pensieri
che dicevano il tuo nome
rammento che quel suono
faceva vibrare l’anima.
E dentro la
mia tasca
una goccia del tuo sangue
per non dimenticare mai
il sapore del tuo amore
con le dita raccoglievo
quella pozza color rubino
che adagiavo sul palato
e ti rivedevo ancora.
Ora si formano
sculture
tra le nuvole nel cielo
sospinte dai sospiri
di farfalle agonizzanti
sulle lapidi dei fiori
che abbelliscono la primavera.
Lo sguardo che
lasciasti
adesso occulta l’orizzonte
e come fosse luna piena
mi conduce nella notte
io ritrovo il mio respiro
nel becco di una gazza ladra
lo dividiamo equamente
e sopravviviamo entrambi.
Eppure osservo
nei tuoi occhi
quelle lacrime a ruscello
che scendono con un frastuono
verso la foce del tuo cuore
e travolgono il tuo mascara
e le tue guance di cotone.
Ma si impiglia
sulle labbra
un dolore luccicante
come il sole al suo tramonto
come un’aurora troppo pigra
e giuro, io vorrei davvero
spazzarlo via con un bacio
però non riesco a trovare
il sacchetto in cui è rinchiuso.
Imparo dal
silenzio
le parole inascoltate
come scaglie sopra la pelle
in balìa delle tue carezze
io, alla muta come un serpente
o come chi ha deciso di tacere.
N° 2497 - 1 maggio 2013
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento