Sotto il manto
del cielo
in ginocchio sull’erba
ad osservare le acque
carezzate dal sole
dal sospiro del vento
e si increspano lievi
dopo formano cerchi
e quando infine si placano
riflettono il volto
delle betulle imbronciate.
E sopra quello
specchio
fatto di placide onde
lei vede il proprio sorriso
smarrito da mille eoni
allora tende la mano
per poterlo afferrare
per conservarlo nell’anima
gelida quanto l’inverno
così le onde la avvolgono
ed è un abbraccio dolcissimo.
Meraviglioso
il suo viaggio
come foglia sul lago
occhi chiusi a sognare
sogni dal lieto finale
adagiata sulla corrente
che la trasporta lontano
lei in balìa delle tenebre
col pensiero suo ultimo:
<<A cosa mi serve il cuore
se non riesco ad amare?...>>
N° 1854 - 8 agosto 2011
Il Custode
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