Lui scrutava
tra le pagine sbiadite
sopra un diario
impolverato dal tempo
lo teneva in bella vista
nella notte
perché era notte
quando lei seppe arrivare
dopo cercava
tra quelle mille parole
dove aveva smarrito
il profumo di Marie.
Da quel cielo
terso
scesero stelle vagabonde
bagnate di inchiostro
inchiostro intinto nel dolore
sembrava fossero
arrivate da lontano
per quel respiro
che ansimava sulle labbra
lui le raccolse
sopra un cuscino di velluto
dove un tempo posava
il viso di Marie.
E volavano le
fate
come lucciole impazzite
per distrarre i suoi occhi
che erano astri disperati
ma nessun sorriso
si insinuava nella mente
né speranze o immagini
che tacitassero il suo cuore
cuore distratto
stritolato dalle spine
da quando aveva perduto
ogni ricordo di Marie.
Allora lui,
vestito
che sembrava fosse pece
s’arrampicò sul dorso
di un suicidio di passaggio
nell’aria rarefatta
caddero foglie di poesia
dopo planavano
come farfalle di pianura
la luna scortò
l’ombra di lui che implodeva
in neri frammenti
sopra la pelle di Marie.
N° 2189 - 5 agosto 2012
Il Custode
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