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domenica 23 marzo 2014

PREGHIERA DELLA MONACA

Quale e quanta solitudine
tra le mura silenziose
di questo triste convento
dove si respira ovunque
il soffio della tua presenza
ed ovunque incombe
l’immagine sofferente
di tuo figlio crocifisso.

Allora la mia fantasia vola
ed io mi vedo accanto a lui
a togliere con delicatezza
i chiodi dalle sue carni
per poi guarire le sue ferite
con la dolcezza dei miei baci
e carezzare tutta la sua pelle
stringendolo al mio corpo affamato.

Così, ecco che lui prende vita
e mi libera con decisione
della mia tonaca e le mie remore
e mi manda in estasi
vederlo baciarmi i capezzoli
e come un bimbo impertinente
scendere ancora più in basso
fino alla fonte del mio piacere.

E lui ci gioca, e la bacia
per prepararmi alla sublime attesa
di quando sarà sopra di me
con un feroce istinto animale
e lo sentirò al mio interno
ad ansimare il suo respiro
a farmi godere sotto i suoi colpi
fino a condurmi all’orgasmo.

Ma quando il sogno svanisce
rimango smarrita ai suoi piedi
incatenata dal senso di colpa
a pregare il tuo conforto
e dunque ti chiedo perdono
se troppo spesso rammento
che prima di essere una monaca
sono pur sempre una donna.

  N° 988 - 13 febbraio 2008

                                                     Il Custode

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