Tu mi eri dinnanzi
imponente nel mio sguardo
ed io non ti vedevo
non ascoltavo il tuo bacio
e sebbene il profumo
che emanavano le tue labbra
mi sembrava fosse buono
io tacitavo il mio cuore
e ti voltavo le spalle
mentre consultavo le stelle
per trovare il cammino
che potesse ricondurmi
ad incontrare la mia libertà.
non concepivi la mia morte
dalla mia anima sanguinante
e mi occludeva il respiro
tenendolo serrato con
cinismo
sulla punta della mia gola.
E poiché la passione
intransigente
che ubriacava la tua
razionalità
era talmente vasta e
complessa
da calpestare la tua
sincerità
tu ti credevi perduta
ed io ammettevo il mio
crimine
e supplicavo per me
il massimo della pena
perché sapevo d’essere
colpevole
di non sapere più amare.
N° 1128 - 18 giugno 2008
Il Custode
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