Passo in
rassegna i ricordi
e, riflesso dentro lo specchio
saluto con garbo il destino
quasi che si trattasse
di qualcuno mai conosciuto.
Oltre i vetri
offuscati
si rincorrono le ombre
inseguite da pensieri distratti
io devo ritrovare la chiave
occultata nella mia mente
ed aprire questa porta robusta
e lasciare la mia fottuta stanza.
E cantano le
anziane cicale
un canto che mi infastidisce
sono laggiù, da qualche parte
nascoste tra i fili del prato
mi basterà una tanica di benzina
per dare vita ad un enorme falò
e bruceranno tra mille spasmi
smettendo così di frinire
parole sconce ai grilli vogliosi.
I lampioni,
come bimbi insolenti
si accendono e si spengono ancora
ma io ho terminato la rabbia
che tenevo in una busta di plastica
e sono calmo, addirittura apatico.
Ho tre
sentieri dinnanzi a me
da imboccare con incoscienza
il passato è un posto distante
che tengo aggrappato alle spalle
è un mantello di spine e di ghisa
che mi rende la schiena pesante
e le carni, crateri colmi di sangue.
Ho trovato, e
ne sono entusiasta
e mi masturbo sotto la luna
le falene inventano dei sorrisini
per celare il loro pudore
e non ammettere la loro libidine
che io non so più soddisfare
sicché ritorno nella mia stanza
a passare in rassegna i ricordi
che davvero non riesco a scordare.
N° 2639 - 14 settembre 2013
Il Custode
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