e maledetti siano i tuoi
figli
accorsi felicitanti e
numerosi
come alla sagra del
villaggio
ad osservarmi divertiti e
curiosi
con occhi lucenti di
malignità
mentre il fuoco sotto i miei
piedi
divora il mio corpo legato
ad un palo.
Ma io le sento le loro risate
che sovrastano le mie grida
di dolore
accompagnate dal loro
scherno
e le parole dettate per
umiliarmi
ma benché la sofferenza sia
tanto atroce
non mi convincerà a
riconoscerti
e supplicare un perdono
oramai inutile
per una colpa che non ho mai
commesso.
Ed attenderò che il mio cuore esploda
mentre le fiamme si nutrono
delle mie membra
e nella mente seguiterò ad
abiurarti
perché la tua benevolenza è
soltanto utopia
e la tua sete di grandezza
ha generato vittime
massacrate con il pretesto
dell’inquisizione
e adesso muoio per non
averti assecondato
ma con la soddisfazione di
non incontrarti mai.
N° 1051 - 19 aprile 2008
Il Custode
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