Giace in fondo
al dirupo
sotto sterco e fanghiglia
frattanto si fa largo a fatica
il tuo respiro di larva
odore di vaniglia marcia
scende e ti solca le gote.
Adesso io
affondo i passi
fino a sfiorarti il cuore
lo sterno pare burro fuso
ha ancora calore e dolore
lo stesso che io ho descritto
all’ultimo raggio di luna.
Eppure il
contrasto stride
dinnanzi alla tua nuda anima
ed io vedo quante menzogne
hai tessuto al tuo arcolaio
tanto che nessun incantesimo
potrebbe riportarti alla vita.
Avrai un lupo
al tuo fianco
il solo che non comprenderà
le tue lacrime artificiali
rubate ad un otre d’oceano
salate al punto da assetare
la mia immensa sete d’amore.
E forse avrai
uno specchio
che non ti vorrà riflettere
per risparmiarti la delusione
di vedere quanto tu sia finta
in un mondo che affermi di odiare
solo a causa della tua solitudine.
N° 2391 - 1 febbraio 2013
Il Custode
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