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venerdì 28 marzo 2014

ARACNIDE

Imprigionato e sbalordito
tra le funi resistenti
della tela che hai tessuto
io rimango sospeso nel vuoto
come il Cristo sulla croce
come l’uomo vitruviano
ma mi sento infastidito
ad avere le mani legate
che non mi consentono
di accendere l’ultima sigaretta
desiderio da sempre concesso
al condannato a morte.

Ma se solo mi sovviene
di avere pensato stupidamente
che la tua ragnatela fosse fragile
il sorriso mi nasce spontaneo
provocando la tua irritazione
perché tu adesso mi fraintendi
e ti convinci erroneamente
che il mio sorriso sia di scherno
mentre invece è d’ammirazione
per la forza e la tua astuzia
con le quali mi hai catturato
e ti appresti a nutrirti di me.

Ed il tuo morso scende violento
il dolore mi fa sussultare
mentre scorre il tuo veleno dolce
nelle vene, diretto al mio cervello
e la mia mente si apre ai ricordi
allora ti supplico di non salvarmi
dal nulla che si accinge ad accogliermi
poiché non mi è mai piaciuto mentire
e quando ti ho detto d’amarti
sono sempre stato sincero
così come quando ti ho giurato
d’essere pronto a morire per te.

  N° 1319 - 1 novembre 2008

                                                       Il Custode

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