Imprigionato e sbalordito
tra le funi resistenti
della tela che hai tessuto
io rimango sospeso nel vuoto
come il Cristo sulla croce
come l’uomo vitruviano
ma mi sento infastidito
ad avere le mani legate
che non mi consentono
di accendere l’ultima
sigaretta
desiderio da sempre concesso
al condannato a morte.
Ma se solo mi sovviene
di avere pensato
stupidamente
che la tua ragnatela fosse
fragile
il sorriso mi nasce
spontaneo
provocando la tua irritazione
perché tu adesso mi
fraintendi
e ti convinci erroneamente
che il mio sorriso sia di
scherno
mentre invece è
d’ammirazione
per la forza e la tua
astuzia
con le quali mi hai
catturato
e ti appresti a nutrirti di
me.
Ed il tuo morso scende violento
il dolore mi fa sussultare
mentre scorre il tuo veleno
dolce
nelle vene, diretto al mio
cervello
e la mia mente si apre ai
ricordi
allora ti supplico di non
salvarmi
dal nulla che si accinge ad
accogliermi
poiché non mi è mai piaciuto
mentire
e quando ti ho detto
d’amarti
sono sempre stato sincero
così come quando ti ho
giurato
d’essere pronto a morire per
te.
N° 1319 - 1 novembre 2008
Il Custode
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