Quello che
sembrava il destino
lui l’ho recava negli occhi
e tra le sue piume di pece
mentre ritto sulle zampe
sopra la lapide in cui poggiavo
mi gracchiava la sua profezia
che tuonava nella mia mente
rimbombava nel mio cuore.
E non appena
ti ho vista
dietro il riflesso delle stelle
ho capito in un solo istante
che il corvo aveva ragione
perché tu eri l’amore
che sarebbe stato per sempre
viso stupendo da contemplare
labbra perfette per ogni bacio.
Ma sarà stata
la pigrizia
o forse la paura di lottare
se adesso il corvo giace al suolo
ad annegare nel suo sangue
e senza dire alcuna parola
torno a poggiarmi alla lapide
a lasciarmi bagnare dal temporale
di un cielo che vomita le tue lacrime.
N° 1490 - 20 aprile 2009
Il Custode
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