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giovedì 3 ottobre 2013

RAMMENDO

Tendimi le mani
tanto quanto
io sia in grado
di afferrarle
scaldarle
allora le stringerò
con delicatezza soave
per non farti male
con forza lieve
per non lasciarti cadere
nel nulla oscuro
che ti ha rapita
rubata.

Ed io ti parlerò
per non farti tornare
dove le anime perse
appassiscono.

Vedrai che io
questa volta riuscirò
a carezzare i tuoi polsi
rammendare le tue vene
dal sangue fluttuante
ad innaffiare le stelle
pitturare la luna
che mi osserva dal cielo
e ti rimpiange
da quando ti sei arresa
ed hai sussurrato
il tuo flebile addio
in una notte d’estate
nel gelo del cuore
che ti vive ancora
mentre ti penso spesso.

E mi manchi tanto
da quando non ci sei
da quando ero là
con il filo della vita
e l’ago del mio amore
stretti fra le dita
pronto a rammendare
le tue vene
ed il tuo destino
in una notte d’estate
di stelle germogliate
da una luna dipinta
per scaldare col tuo fuoco
il gelo nel mio cuore.

  N° 1452 - 28 febbraio 2009

                                                 Il Custode

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