Quale piacevole soddisfazione
vederle prostrarsi ai miei
piedi
a supplicare una pietà vana
che io non ho mai conosciuto
e non ne comprendo il
significato.
Di certo sono stato molto abile
ad inventare la fiaba del
maligno
per accusarle di stregoneria
ed infliggere loro torture
tremende
fino all’estremo supplizio
del rogo.
E gli ho ingannati tutti quanti
quei bigotti dal cervello
minuto
facendomi scudo di un Dio
inesistente
affinché pendessero dalle
mie labbra
e non vedessero la mia
pazzia.
Ma dalle tetre celle del castello
le urla echeggiano tragiche
e vane
ad alimentare il mio sadismo
la mia sete di sangue
innocente
come vino che inebria la mia
malvagità.
E per ultimo coltivo con orgoglio
l’immagine che lascerò ai
posteri
non quella di un folle
persecutore
ma uomo integerrimo dalla
fede profonda
che ha saputo fermare il
demonio.
N° 1107 - 3 giugno 2008
Il Custode
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