Sicché tu parlasti
dopo
mesi nell’oblio
ed io
non fui capace
di
tacitare la tua voce
e
rimasi in disparte
appeso
alle tue parole
coltelli
roventi, affilati
fasciati
di raso e seta.
All’improvviso, la luce
si fece
tenue e scomparve
sulle
pareti implodeva
la
tinta della tua eco
ed il
mio cuore strisciava
tra le
fughe delle mattonelle
pareva
cercasse la strada
che
conduceva all’oceano.
Stringevo tra le mie mani
il
suono del tuo sospiro
come
una farfalla morente
si
arrampicava ai miei dubbi
il
vento bussava ai vetri
per
ascoltarti parlare
e
suggerire ai miei occhi
se tu
mentivi o imploravi.
Poi riprendesti il tuo viaggio
non so
in quale direzione
tornasti
dentro le tenebre
io non
ti volli seguire
però
raccolsi il mio dolore
e ne
feci un mantello
per
ripararmi le spalle
da
tutto il gelo imminente.
N° 2395 - 6 febbraio 2013
Il Custode
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