Io ritroverò
il tuo amore
in un giaciglio di rovi
sotto un tappeto di petali
di papaveri oramai appassiti
e con una catenella di bronzo
lo legherò alla mia anima
che seppure mi dovesse cadere
potrei raccoglierlo ancora.
E nella brina,
in mezzo all’erba
sotto il tuo cielo emiliano
io coltiverò sogni e lacrime
parole buone e parole violente
ma al principio degli occhi
con cui hai guardato il mio viso
il mio sorriso più limpido
diventerà il mio ultimo abito.
Io ti
aspettavo da sempre
e quando ti ho vista arrivare
le stelle danzavano in cerchio
come lucciole ebbre di vino
tu, Salem, mi dicesti qualcosa
ma ero impegnato a sognarti
allora chiusi le labbra di incanto
come chi agogna il tuo primo bacio.
Adesso
dispiego i miei ricordi
fazzoletti in balìa del sole
e la neve che ti era da sfondo
appare lacrima di terra ferita
dove tu, vestita di tenebra
eri una visione meravigliosa
che fu inevitabile stringerti
al mio cuore che ti adulava.
Ora,
appoggiato al crepuscolo
annuso il ritorno del vento
che mi porterà il tuo profumo
per dipingere l’intera mia pelle
e tu che sei eterna dannazione
resti il percorso della mia mente
da quando l’aurora mi desta
al sonno che giunge e mi uccide.
N° 1999 - 8 marzo 2012
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento