quel tempo in cui
i miei pensieri erano felici
e la polvere di Trilli
mi faceva volare
piroettare nel cielo
dove carezzavo le montagne
e poi mi riposavo
tra le nuvole soffici
sopra l’isola che non c’è.
Ed ogni attimo
era un gesto spensierato
un viaggio avventuroso
a combattere Uncino
sulla tolda della nave
a sfidare gli indiani
tra i teepees della valle
per poi cercare conforto
fra le braccia ed il viso
delle bellissime sirene
ed io ero il capo indiscusso
per tutti i bimbi sperduti.
Ma poi è accaduto
che la mia ombra
impertinente
è fuggita fino a Wendy
tra le nebbie di Londra
che non avevano sapore
né di gioia né di magia
ma Wendy era così bella
da lasciarmi senza fiato
ed io non comprendevo
il tuono doloroso e dolce
che sentivo nel mio petto
forte quanto la tempesta
confuso e devastato
più che per la morte di
Rufio.
E quando lei mi ha offerto il bacio
io ho pensato al ditale
ma il profumo che aveva
sulla punta delle labbra
era buono ed inebriante
così la testa mi girava
come in balìa del tornado
ed io non capivo
ma sapevo soltanto
che volevo portarla con me
oltre la notte inglese
verso la seconda stella a
destra
verso la luce dell’aurora
alla mia isola nell’oceano.
Ed i giorni erano magici
tra gli alberi ed i cespugli
perché ero insieme a lei
e non avevo altro tempo
per giocare od esultare
e le parole di Trilli
sembravano di gelosia
ma mi parlava di un amore
che non sapevo cosa fosse.
Adesso io lo so
da quando lei se n’è andata
a respirare la nebbia di
Londra
che non ha sapore
né di gioia né di magia
ed il tuono mi torna nel
petto
forte quanto la tempesta
doloroso più della morte di
Rufio.
Adesso non ho più la forza
per combattere Uncino
o sfidare gli indiani
giocare od esultare
insieme a tutti i bimbi
sperduti
alle bellissime sirene
perché Trilli aveva ragione
quando mi parlava d’amore
ma se crescere significa
amare
io non voglio crescere mai.
N° 1314 - 29 ottobre 2008
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento