sotto i sassi anneriti
scaraventati al suolo
da un’eruzione vulcanica
o trascinata alle terre
dalla violenza dell’onda.
Imparalo
dalle fronde degli alberi
accarezzati dal vento
dove indugiano i falchi
restando fermi a mezz’aria
e le prede gli sfuggono.
Raccontalo
ai latrati dei cani
chiusi dentro le gabbie
che guardano nei tuoi occhi
ed alle fiere del circo
che sognano la libertà.
Guardalo
nel riflesso luccicante
di ogni specchio che incontri
nel quale il viso che osservi
è davvero il tuo viso
seppure tu non lo creda.
Conservalo
nelle tasche dell’anima
rammendate del vero amore
del tuo sorriso improvviso
che hai raccolto per strada
prima che si smarrisse.
E rammentalo
in ogni notte che sprechi
nell’oblio della tua solitudine
perché tu sei vita e sei bella
vale la pena gridarlo
e sognare i sogni che vuoi.
N° 2062 - 22 aprile 2012
Il Custode
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