sopra il selciato dell’anima
sicché schizzarono in alto
ed ammorbarono l’aria
dopo dipinsero i muri
sembravano geroglifici antichi
e chiunque passava e leggeva
le interpretò a modo suo.
Recava
sull’orecchio destro
una penna rubata ad un cigno
e nel taschino una boccetta
colma di inchiostro di china
ed era talmente folle
da scrivere ovunque egli fosse
ovunque sentisse il respiro
di una donna o di un demone.
Aveva strani anelli
alle dita
per non scordare le tenebre
e ciglia talmente lunghe
da fare ombra al suo sguardo
le labbra erano chiuse a riccio
poiché non sapeva parlare
ma raccontava con i gesti
i suoni dentro la sua mente.
Dissero che
giunse un drago
egli balzò sul suo dorso
e dopo svanì nella notte
dentro un’estate di maccaia
nel cielo alcune strisce di carta
volavano come coriandoli
poesie che il poeta descrisse
prima di diventare crepuscolo.
N° 2595 - 1 agosto 2013
Il Custode
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