Bellissima
scintillante di luna
e talmente importante
che diventa impossibile
mitigare il dolore
che punge ed affonda
nel cuore sanguinante
la ferita profonda
del suo viso perduto.
Il ritratto di lei
rimane ancora impresso
incatenato come non mai
indissolubile e costante
nella mente ingenua
o bisognosa d’amore
che ne conserva l’immagine
oramai inutilmente
perché è stato avventato
lasciarla svanire
per proseguire un sentiero
già percorso da tempo
forse troppo a lungo
per saperlo cambiare.
Bellissima
dal fascino medioevale
di nero e di viola
e tenebra gotica
nei suoi lunghi capelli
ricami di raso e di seta
nei suoi occhi dolcissimi
lucciole perse nel buio
ma sempre presenti
ad ogni inizio di sogno
fin dove arriva lo sguardo
perché oltre c’è il nulla.
Il ritratto di lei
è un sospiro di cielo
che soffia senza sosta
a trascinare le nuvole
ad urtarsi tra loro
per germogliare pioggia
e tuoni assordanti
e fulmini accecanti
quasi a rendere più cupa
la lama gelida e tagliente
del sacrificio di un addio.
Bellissima
reminiscenza oscura
di un passato remoto
e giovinezza tramontata
mani di morbida ovatta
che scendono leggere e
sottili
a sfiorare le guance
con la paura di graffiarle
o forse soltanto il timore
di imprigionare l’anima
nel bisogno impellente
che quella carezza soave
di brivido e di velluto
non debba mai finire
non si possa mai esaurire.
Il ritratto di lei
è una ferita aperta
che non si cicatrizza ancora
con le radici troppo robuste
di un rimorso opprimente
che stringe forte la gola
come un tentacolo avvolgente
e ne occlude le parole
perché il macigno del dubbio
generato dai troppi silenzi
ne ha raccolto l’esistenza
flagellandola impietosamente
causa di un sorriso sopito
travolto dalla delusione
inestinguibile senso di
colpa
che dà corpo al maleficio
in cui il desiderio d’averla
diventa agonia
insopportabile
ed un rimpianto
che non sbiadisce mai.
N° 1327 - 5 novembre 2008
Il Custode
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