dentro la canonica
come una belva feroce
sadica e fuori controllo
la verga pareva una spada
la tonaca la sua armatura.
Virginia oltre
la porta
contava le mattonelle
e però questa volta
non tremava né piangeva
si guardava le unghie
giocava coi suoi piedini.
Rintronò per
il corridoio
la voce stridula e secca
di quella suora malvagia
intanto filtrava la luce
dall’uscio che era socchiuso
dall’antro della puttana.
Virginia scese
la panca
entrò dentro la stanza
dove il suo sguardo impattò
la crudeltà della megera
i cui occhi, come tizzoni
le graffiavano il corpo.
Gli artigli
della religiosa
puntarono quella bambina
vide che non mostrava paura
così la rabbia le esplose
la punizione, questa volta
sarebbe stata esemplare!
Virginia ebbe
pazienza
aspettò che lei si voltasse
a cercare tra quelle mura
qualcosa con cui percuotere
quell’adolescente insolente
che non implorava pietà.
Nell’istante
di un lampo
mutò espressione e pensieri
mentre avanzava il dolore
dal centro della sua schiena
poiché il coltello affilato
le aveva trafitto il petto.
Virginia
lasciò che il sangue
schizzasse sulle pareti
mentre la suora morente
gridò parole e bisbigli silenti
non c’era più un filo d’aria
nell’otre dei suoi polmoni.
Frastuono di
sedie travolte
da quella grassa arpia
che crollò sul pavimento
come fosse un sacco di iuta
ed annaspò in mezzo al plasma
mischiato alle proprie urine.
Virginia si
ricompose
aggiustò fiocco e grembiule
raccolse con garbo il coltello
da riportare nella cucina
e con il piglio orgoglioso
abbandonò quella canonica.
N° 2348 - 16 dicembre 2012
Il Custode
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