lieve come io fossi brezza
che posa sopra il tuo viso
a darti il bacio dell’addio.
E stai
tornando a casa
al centro del crepuscolo
i miei occhi ti osservano
tu però non te ne avvedi.
Frattanto,
dentro le aiuole
i ragni tessono la tela
dopo attendono le falene
che emigrano dal proprio baco.
Ti seguo per
tutto il parco
illuminato con parsimonia
lampioni ostaggi dei teppisti
e luna in cerca delle stelle.
Mi perseguita
il desiderio
dei tuoi seni, le labbra ed il sesso
il membro mio sussulta
alla stregua del mio cuore.
Le trote nel
laghetto
vorrebbero metterti in guardia
ma sono stupide e mute
e si abbandonano sul fondo.
Ti seguo sopra
il sentiero
che attraversa il boschetto
e taglio per i prati di pece
sicché ti sarò dinnanzi.
Le lucciole
svaniscono presto
tra le fauci dei pipistrelli
distesi i barboni sulle panchine
in balìa di Bacco e di Morfeo.
E però io ho
la vista di gatto
vedo nel buio il tuo splendore
il tuo corpo è una priorità
che non posso lasciarmi sfuggire.
L’istante in
cui tu mi vedi
è il tuo istante senza ritorno
la tua vita ti sfila davanti
e lo farà per l’ultima volta.
Il primo colpo
lo affondo
col pugnale nel tuo polmone
allora non avrai molto fiato
per le tue grida irritanti.
Adesso io ti
sono addosso
sotto il ponticello barocco
e ti imploro di sopravvivere
almeno sino al mio orgasmo.
Hai un nido
caldo e piacevole
al centro delle tue gambe
io mi appropinquo all’estasi
tu a congedarti dall’esistenza.
Ed ecco il
momento sublime
il mio seme sopra il tuo ventre
si mescola al denso sangue
che scende giù dalla tua gola.
Il tuo sguardo
diventa lucido
di una bellezza estrema e profonda
io mi ricompongo appagato
è stato dolcissimo vederti morire.
N° 2485 - 19 aprile 2013
Il Custode
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