rubato al più bel dipinto
ed ho i modi molto garbati
reminiscenza del medioevo.
Quella rosa
tra le mie dita
la porto affinché ti confonda
e adesso che tu mi sorridi
comprendo di averti in pugno.
Mi insinuo nei
tuoi pensieri
sicché non mi posso sbagliare
io vedo ciò che tu desideri
ed è così che io mi invento.
Un plagiatore
ed uno spettro
di ciò che tu sogni o sognavi
e le mie sembianze di serpe
io le occludo con la mia dolcezza.
Sono la
tentazione del diavolo
la falsa soavità dell’angelo
però, in entrambi i casi
ho sete della tua essenza.
Tu non sei
stata la prima
e non sarai certo l’ultima
poiché questo vuoto nel petto
mi esonera dall’avere pietà.
Mi nutro della
tua anima
come fu per chi ti ha preceduta
per colmare questa mia voragine
dalla quale non so più risalire.
N° 2251 - 29 settembre 2012
Il Custode
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