Ho sbagliato
e chiedo venia
ma una scintilla sublime
ti illuminava il viso
e lo vedevo bellissimo
sembrava fosse sincero
ed amarti, allora
diventò inevitabile.
Fu così che i
miei occhi
scesero dentro i tuoi occhi
fino a perdersi
per ore e per giorni
come insetti intrappolati
alla carta moschicida
come foglie in balìa
di un violento tornado.
E sono rimasto
solo
me ne farò una ragione
ma la malattia dell’amore
mi aveva contagiato
e ti perdono la bellezza
mi perdono la stupidità
che ho sbagliato
e lo farei ancora.
N° 1865 - 14 settembre 2011
Il Custode
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