e lei imprecava adirata
sicché la sua gelida carezza
si adagiò sulla città
ad inseguire i passanti
che passavano per caso
occhi di incredulo sgomento
e parole talmente impaurite
da restare serrate nella gola
in balìa d’un disperato respiro.
Allora,
travolto ogni argine
l’onda gonfiò i propri muscoli
poi prese a scendere rapida
come una belva oramai libera
io la sentivo gridare
un grido che squarciava il cielo
mentre percorreva le vie
e le dipingeva col fango
dopo uccideva gli uomini
scovandoli dentro le loro tane.
Altera tra
portici e palazzi
l’acqua ebbe quindi a placarsi
si era ripresa i sentieri
che l’uomo le aveva rubato
ed imboccò la strada del mare
scortata dal vento di Scirocco
io la immaginavo sorridere
Regina in mezzo ai cadaveri
ed i superstiti della sua furia
prostrati a chiederle scusa.
N° 1878 - 5 novembre 2011
Il Custode
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