Essere immondo
e vile
simulatore di dolcezza
impossibilitato a discernere
tu perseveri a cercare
il biasimevole piacere
che ti inebria
nel dispensare sofferenza
e tradire i sorrisi
ingenui ed innocenti
di creature troppo giovani
troppo fragili.
Codardo e
deviato
al cospetto della vita
che ti abiura
tu sfoghi il tuo istinto
malato e malvagio
che persino l’inferno
seppure dimora
di peccatori immorali
ti osteggia
e ti rifiuta.
Non esiste
perdono
né giustificazione
per i crimini orrendi
di cui tu ti lordi e ti lodi
e meriti il supplizio
di morire lentamente
senza premura alcuna
agonizzando a lungo
per poi vagare nell’oblio
nel nulla delle tenebre
ad inseguire invano
la pace immeritata
per la tua anima ignobile
e vile.
N° 1530 - 24 maggio 2009
Il Custode
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