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mercoledì 15 gennaio 2014

MEA CULPA

Dannata anima
oramai esangue
che non sa più parlare
né vivere amore
ed io chiedo perdono
mentre volto le spalle
al respiro ora flebile
che racconta il mio cuore.

So le tue lacrime
sono fatte di acido
cadono giù con un tonfo
a bucarmi la pelle
voragini sulle mie braccia
chiodi piantati a fondo
mentre queste mie mani
adesso diventano ruggine.

E baratto la vita
per un tuo falso sorriso
poi chiedo venia al destino
che mi vuole afferrare
ma ho vissuto dei giorni
intrisi di disperazione
io li gettavo lontano
ma mi trovavano sempre.

Allora ho pensato la morte
quale viaggio sublime
seppure con il terrore
di tornare ogni volta
a piedi nudi e feriti
sopra la brace dei rovi
con le dita spezzate
aggrappato al precipizio.

Ma come uscito di senno
faccio moine al futuro
perché si scordi di dirmi
le colpe che ho seminato
poi crollo sulle ginocchia
sopra i cocci di vetro
ma quel supplizio non basta
per avere rispetto di me.

  N° 1982 - 24 febbraio 2012

                                                       Il Custode

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