o tu, anima dannata
alle porte dell’Ade
io sento la tua paura
è una sensazione sublime
ed io presterò cura
che tu ti addentri negli inferi
e non ne possa più uscire.
Ti divorerei
in un istante
se mai mi fosse concesso
con il tuo corpo a brandelli
sazierei le mie bocche fameliche
stritolerei le tue ossa
tra le spire possenti
dei serpenti sulla mia cute
armatura verso il mio cuore.
Solcando il
lago immenso
dell’oblio e dei mille lamenti
il traghettatore ti conduce
alle mie fauci, ai miei artigli
e sono inutili le lacrime
quelle che adesso dispensi
ti reclama la dannazione
questa sarà la tua pena.
Le mie tre
teste di cane
seguono ogni tuo movimento
tu non potresti fuggire
il tuo destino è già scritto
ti guardo negli occhi imploranti
e sento il tuo dolore
che mi rende orgoglioso
del compito a me assegnato.
N° 2452 - 24 marzo 2013
Il Custode
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