il tempo di una camminata
dove il mondo finisce
ed ha principio l’oblio
e là accenderò il vento
che faccia molto rumore
per non sentire le urla
del mio cuore moribondo.
Intanto
abbasso il tendone
fatto di nebbia violacea
che mi avvolge le spalle
e mi rende invisibile
però li ascolto i miei passi
mentre solcano il limbo
esco un attimo
ma tornerò in un istante.
Affondo i miei
anfibi
nella melma di lacrime
esco un attimo
rifuggo l’aria viziata
siedo sui cerchi di fumo
lassù nessuno mi vede
sicché adesso ho un pertugio
di pace e di solitudine.
Per ultimo
spengo la luna
e mi addentro nel baratro
se mai tu mi seguissi
affronteresti un volo mortale
esco un attimo
calpesto le mie vecchie orme
dove il sentiero ha termine
ed ha inizio la fine.
N° 2455 - 26 marzo 2013
Il Custode
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