qualcheduno la vide svanire
e scansò tutte le trappole
evitò ogni cattivo pensiero
alla ricerca di un posto
dentro il quale svernare.
L’umido gelido
sopra le ali
sembrava rugiada multicolore
con le labbra dolcissime
e fatte a forma di bacio
lei seguiva le tracce
del suo perduto amore.
E quando
nascosta nel vento
sussurrò il suo ultimo pianto
le cicale non frinirono più
per ascoltare
quell’intenso tormento.
Oltrepassò la
penombra
fino al buio profondo
con la sua spada e lo scudo
per affrontare le ombre
ma il suo passo era incerto
quello non era il suo mondo.
Tra le caverne
e i cunicoli
il sospiro era un affronto
uno squittio, quasi un tuono
un odore di inizio tempesta
ma era diretta al suo destino
forse rinascita o forse tramonto.
Eppure
i suoi occhi di pietra
lucenti smeraldi nell’oscurità
trafiggevano pipistrelli al soffitto
e dentro il suo sguardo
non vi era alcuna pietà.
E lontano,
nella foresta
qualcheduno la racconta ancora
come una guerriera impavida
che affrontò ogni paura
dopo scese fino all’oblio
e ne fece la propria dimora.
Le grida della
battaglia
durarono l’istante di un lampo
una eco che rimbalzava
tra le pareti e le gole
sicché si mormora, infine
che lei non ebbe alcun scampo.
Comunque
la fata della notte silente
afferma che lei è sul trono a regnare
sconfitto il Re, riconquistato l’amore
la città dei topi
adesso è un posto migliore.
N° 2610 - 18 agosto 2013
Il Custode
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