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giovedì 31 ottobre 2013

LA CASA

E’ vuota la casa
dell’amore egoista
dove hai speso lacrime
tramutate in catene
per tenermi legato
al tuo profondo dolore.

Dentro questo dicembre
è fredda la casa
come fosse giunto l’addio
ad ogni anno vissuto
a rammendare ferite
che hanno infettato l’anima.

Nessuna scheggia di vita
tappezza queste pareti
ed è cupa la casa
priva di qualsiasi colore
solo la tinta fosca
del sorriso smarrito.

Oltre la mia finestra
soffia un vento insolente
riga i vetri ed il cuore
ed è triste la casa
un mulinello di rabbia
peggio d’una tempesta.

Si spenge la luna
dentro il cielo sconvolto
mentre la pioggia sferza
marciapiedi e lampioni
ed è distante la casa
dalla strada che tu percorri.

Frattanto mediti parole
simili a pugnali affilati
e le punti al mio petto
silente e moribondo
stanco di implorarti
intanto è vuota la casa.

  N° 2347 - 16 dicembre 2012

                                                         Il Custode

IL BACIO DELLA VAMPIRA

Io la desidero ancora
la tua passione calda
che penetra le mie vene
e mi percorre il sangue
fonte di libido immensa
che si spenge sul tuo corpo
pallido come fosse la morte.

E rimango estasiato
davanti alla tua bellezza
di antico mistero gotico
ed atmosfera tenebrosa
nutrendomi dello sguardo
che schizza dai tuoi occhi
di notturno stridere d’ali.

E perseguo ad adorarti
come idolo di arcaica lussuria
smarrito tra il manto oscuro
dei tuoi capelli afrodisiaci
neri come il male agognato
capricciosi come il tuo cuore
In un’ampolla di magico filtro.

Ma io morirò di te
quale sacrificio sublime
per immolare il mio destino
nel tuo sorriso audace
di tetro, crepuscolare splendore
comunque grato per averti avuta
per pochi inappagabili istanti.

Allora non avrò alcun timore
di affrontare gli inferi
né soddisfazione inebriante
di raggiungere il paradiso
poiché sono dentro il tuo bacio
che mi conduce in un lampo
sopra il sentiero della beatitudine.

  N° 1122 - 13 giugno 2008

                                                   Il Custode

HO IL TUO AMORE

Ho il tuo viso
lo tengo negli occhi
gelosamente
incessantemente
e sopraffatto dall’estasi
sento la testa girare.

Ed ho il tuo amore
e ci penso sempre
lo conservo nel cuore
con orgoglio
con estrema presunzione
non ho altri ideali.

Tu mi manchi
e ti cerco ogni istante
ti disegno sui muri
tra le pareti di casa
dopo scrivo e rileggo
solamente il tuo nome.

E ti penso forte
non me lo puoi impedire
ti dovrai rassegnare
al desiderio costante
che coltivo e rammendo
del mio bisogno di te.

  N° 2082 - 10 maggio 2012

                                                     Il Custode

GIOCO DI PAROLE

Dure come pietre
per scuoterti dal nulla
come una mano tesa
che ti solleva decisa
violenta e prepotente
nell’indurti alla ragione
e riaccenderti il sorriso
e la magia della tua vita.

Dolci come zucchero
per condurti alla passione
che ti riscalderà il cuore
come un bacio soave
tenero ed insicuro
nel carezzare le tue gote
così delicato da infrangersi
prima di toccarti le labbra.

Leggere come piume
per sfiorare il tuo dolore
come un segreto infantile
sussurrato al tuo orecchio
intrigante e sincero
nel parlarti di te
e dirti che sei importante
come non lo è nessuna.

Fragili come cristallo
che tu hai frantumato
quando non mi hai creduto
quando mi hai pugnalato
e non so se erano amore
ma non è più rilevante
quale che fosse il messaggio
erano soltanto parole.

  N° 1273 - 8 ottobre 2008

                                                   Il Custode

FERITE

Curami le ferite
del cuore e della spada
che mi ha inferto il nemico
mi ha causato l’amore
ed i miei occhi offuscati
sapranno ancora guardarti
nella maniera che tu vuoi
nel modo che io non conosco.

Raccontami le leggende
di passione e di poesia
che mi scaldano l’anima
mi addolciscono il sorriso
ed il mio bacio cercherà
il sapore delle tue labbra
e non sarà importante crederti
ma ascoltarti parlare.

Inventami le favole
di coraggio e fantasia
in cui tu sei la mia regina
ed io ti accetto senza remore
ed il mago mi rivelerà
che è tempo di fermarmi
verso il tocco della tua mano
la luminosità della tua bellezza.

Curami le ferite
del cuore e della spada
e porrò fine alla battaglia
imparerò a vedere il tuo amore
ed il mio bacio non sarà pavido
nel cercare le tue labbra
che mi riportano alla vita
non mi consentono di morire.

  N° 1335 - 10 novembre 2008

                                                          Il Custode

mercoledì 30 ottobre 2013

ELBERETH DEGLI ELFI

Nel cielo c’è un disegno
fatto di tenebra e matita
l’immagine di un mondo
dove Elbereth ha il regno
e raccontano le fate
che è nata da un sospiro
di un astro che si sporse
e cadde in fondo al lago.

Cullata da lucci ed onde
conquistati dal suo viso
lei, Regina di stelle ed elfi
sempre in gioco con la luna
raccoglie ghiande e foglie
da lanciare sopra i folletti
però per la sua bellezza
le perdonano i dispetti.

Dentro la foresta oscura
lei seduta tra le fronde
divide pane e cioccolata
con i gufi senza tetto
filtra una luce fioca
le si stampa sulla fronte
il sapore e la sua forma
sono il bacio di un poeta.

C’è un bruco che si arrampica
sul sentiero delle spalle
ha dei segreti da svelare
li bisbiglia al suo orecchio
però il ragno nella tela
che non è molto loquace
trova doni e poi rammendi
per il sorriso di Elbereth.

Cortei di lucciole e falene
proprio al centro della notte
sono una grande orchestra
che si prepara ad un concerto
gli spartiti sopra i leggii
per rammentare ogni nota
il pipistrello è il direttore
e dirige medioevali suoni.

Adesso Elbereth è stanca
gli occhi si fanno luccicanti
lei sbadiglia il suo sonno
il suo bisogno di sognare
ed infine si addormenta
nel suo letto di orchidee
mentre soffia lieve il vento
come dolce ninna nanna.

  N° 2137 - 23 giugno 2012

                                                   Il Custode

DALLA FOIBA

Nelle tenebre profonde
e la paura avvolgente
io rimango immobile
arti spezzati nel salto
membra ferite e dolenti
all’impatto col suolo.

Non vedo il mio sangue
che dipinge le rocce
ma ne sento l’odore
che si mescola al tanfo
degli anneriti anfratti
dei cunicoli senza ritorno.

Sono echi distanti
appese sopra il mio capo
le urla della furia slava
le suppliche dei condannati
che sotto i colpi di mitraglia
salutano la propria vita.

Nelle catacombe friulane
io stringo il mio respiro
che si appresta a lasciarmi
e lacrimo di disperazione
poiché non è mia intenzione
congedarmi dai miei sogni.

Ma sono talmente stanco
e mi rassegno al destino
nessuno udirà il mio lamento
dalla mia tomba di pietra
nelle tenebre profonde
quaggiù, nelle foibe.

  N° 1691 - 10 gennaio 2010

                                                     Il Custode

CANTAMI, O DIVA

Cantami, o diva
gli ultimi giorni di Troia
conquistata con l’inganno
cancellata con il fuoco
e narrami dei suoi figli trucidati
in quei tristi giorni in cui
la pietà era merce rara.

Cantami la rabbia di Achille
mentre vegliava le spoglie mortali
del giovane ed ambizioso Patroclo
perito nel volerlo emulare
quando molto ancora egli
avrebbe dovuto imparare
prima di diventare immortale.

Cantami, o diva
l’onore tradito di Menelao
allorché Elena venne rapita
l’ipocrisia di addurlo a pretesto
per scatenare dieci anni di guerra
e sommare un’altra conquista
alla sua brama di potere.

Cantami il dolore di Priamo
sopra i bastioni della città
ad osservare Ettore morire
vedere fare scempio del suo corpo
ed alfine doversi umiliare
ad implorare il carnefice del figlio
per ottenerne indietro i resti.

Cantami, o diva
la mortificazione di Cassandra
e la confusione nel suo cuore
per avere avuto la giusta visione
la stessa alla quale nessuno
aveva mai voluto dare credito
pagandone cara la colpa.

Cantami il viaggio di Ulisse
alla ricerca di Itaca
tra mille insidiosi perigli
la crudeltà di Polifemo
la bellezza della maga Circe
la voce suadente delle sirene
l’equipaggio perduto tra Scilla e Cariddi.

Cantami, o diva
cantami infine la fuga di Enea
ed il suo pesante fardello
nel dover ricostruire un popolo
mentre lanciava un ultimo sguardo
e singhiozzava le sue lacrime
in direzione della perduta patria.

  N° 999 - 10 marzo 2008

                                                  Il Custode

BANSHEE

Il tuo lamento, banshee
come un artiglio affilato
scava e lacera l’anima
mi scuote dal mio torpore
ed io comprendo di amarti
sebbene non lo sappia dire.

Hai occhi di dardi infuocati
sicché brucia la tua foresta
io tento di piangere lacrime
che siano in grado di spengere
quel dolore fatto di fiamma
che toglie la vita ai tuoi sogni.

Tu sei talmente bella, banshee
come la notte di luna piena
ed i pipistrelli sulla mia mano
giungono giusto per raccontare
quel tuo viso di gotico incantesimo
che io ho gettato nell’incubo.

Dammi…è questa la mia supplica
ho sete di te e dei tuoi seni
il nettare scende giù dai capezzoli
fino a riempire la mia ampolla
latte dolcissimo di ottima annata
che io sorseggio avidamente.

Tra i cespugli di bacche, banshee
dentro il vento irlandese
adesso cresce come tempesta
il tuo desiderio di affetto
ed io, quasi fossi alchimista
lo impasto e ne faccio pozione.

Ed intanto attendo la nenia
che dondola dalla tua voce
e nascosto nei tuoi capelli
io navigo le profonde tenebre
frattanto che compongo parole
con le quali impedirti di morire.

  N° 2271 - 13 ottobre 2012

                                                    Il Custode

ACHAB

Esci dall’onda
che la furia mi inebria
io, ritto sulla mia lancia
stringo forte l’arpione
stringo la mia pazzia
mordo, dopo sputo l’attesa.

La mia ciurma trema
tutti hanno riverente paura
di te, montagna pallida
che scuoti la superficie
dopo avere fatto rovine
delle colonne di Atlantide.

Io non ti temo!
Esigo vederti ansimare
persa tra spruzzi di sangue
che dipingono il mare
voglio vedere i tuoi occhi
piangere la tua misera vita.

Hai coraggio da vendere
magari è solo incoscienza
tu che solchi l’oceano
per affrontare il destino
tu, leviatano capodoglio
terrore di squali e scialuppe.

Perché mai cambi rotta?
Quale giuoco è mai codesto?
Tu ti dirigi al Pequod
ma io sono qui ad aspettarti
però tu, con un colpo di coda
distruggi la mia baleniera.

Maledetto mostro marino
stai divorando il mio equipaggio
fatti incontro alla mia ira
il mio arpione è impaziente
adesso ho altre ragioni
per odiarti fino al midollo.

Tu, meschina ridiscendi
nelle profondità oscure
codarda dinnanzi alla lotta
preferisci la via di fuga
ma quale diavoleria è questa?
L’acqua adesso ribollisce!

Come in balìa di un tornado
io m’innalzo verso le nuvole
al di sotto vedo i miei uomini
sparire tra le tue fauci
e frammenti di rosso carminio
adesso tingono il cielo.

Tu non mi temi
pretendi di vedermi ansimare
io ti cerco in ogni dove
e grido ed impreco il tuo nome
mi vuoi sentire supplicare?
Codesta non è la mia indole!

Cala infine il buio pesante
ed io respiro la morte
bramavo la mia vendetta
l’impresa da ognuno fallita
e tu sorridi sardonica
a questa mia stolta utopia.

  N° 2215 - 28 agosto 2012

                                                    Il Custode

martedì 29 ottobre 2013

VENITE A ME, PARGOLI

Venite a me, o pargoli
seguitemi in sacrestia
che ho sotto la tonaca
libidine e frustrazione.

In questa dimora di Dio
avrò da voi ciò che bramo
carezze di audace passione
che la mia religione giustifica.

Non lo narrate, o pargoli
la sera, ai vostri cari
chiudete nei vostri incubi
i miei baci e la sodomia.

Sono portatore di fede
chi mai mi potrebbe punire?
Io negherò ogni addebito
con il candore di un angelo.

Il crocifisso è la mia spada
la chiesa la mia fortezza
inespugnabile agli stolti
che seguono demoniache morali.

Adulato da puttane beghine
io persevero in crimini orrendi
venite a me, o pargoli
che io sono un vile deviato.

  N° 2197 - 12 agosto 2012

                                                  Il Custode

UN ANGELO CADDE

Le mie ali ferite
di pezza e di carta stagnola
appesantite dalla pioggia
corrose dalla nicotina
non mi permisero il volo.

Sicché io precipitai
tentai di aggrapparmi al cielo
persi la presa poi caddi
mentre la gente leggeva poesie
e cantava canzoni melense
qualcuna non mi comprese
e continuò ad oziare
perseverò a sognare.

Sul fondo del pozzo
tra lo zolfo ed il magma
ed un labirinto di grotte
e se io scelsi l’inferno
lo feci solamente per noia.

Il vento gridava bestemmie
nelle caverne e gli anfratti tetri
popolati da demoni pigri
eppure io seppi l’amore
ed era alquanto sincero
che il cuore lo bisbigliò
affinché nessuno sentisse
fino a morirne d’invidia.

C’è una luce sottile
che filtra da una fenditura
una ruga sopra il soffitto
e mi colpisce negli occhi
fastidiosa quanto i pensieri.

Eppure mi sento sereno
adesso che le mie ali
giacciono sul lago di fiamme
sarebbero presto guarite
ma io non volevo volare
perché mi sento sereno
distante dal mio passato
diretto all’incerto futuro.

  N° 2561 - 3 luglio 2013

                                               Il Custode

TEMPO DI MIGRARE

E’ giunto il tempo di migrare
ricamare un ultimo addio
ed affrontare il cielo aperto
cercare distanze mai esplorate
per dare sfogo a questo cuore
e liberarlo dal quel macigno
del tuo viso di inaudita bellezza
che oscilla dentro il mio sguardo.

In bilico sul fragile arcobaleno
che si frantuma sotto i miei passi
ma gocce di pioggia mi accolgono
per adagiarmi in fondo al mare
dove raccolgo stelle marine
che mi rammentano la notte
quando lei recò il suo profumo
e sussurrò le sue prime parole.

Ho tentato di valicare
quel muro di nebbia e solitudine
trovando spiragli di luce
poi voragini nelle quali affondavo
e le crepe della sua anima
sanguinavano un sangue denso
che io non vedevo dove fuggiva
non potevo chiederle di restare.

Ed eccomi adesso, in equilibrio
sull’ultimo frammento di vita
e sento voci in lontananza
ma nessuna mi saprebbe fermare
c’è solo l’ombra di un gabbiano
che mi rinfaccia la mia idiozia
però l’oblio è così affascinate
e devo accettare la sua mano tesa.

  N° 1950 - 1 febbraio 2012

                                                    Il Custode