Le onde mi
cullano
appaiono docili e limpide
è una sensazione sublime
quasi l’abbraccio di madre
e piano io mi addormento
non mi vorrei più svegliare.
Filtra timida
la luna
ed attraversa la nebbia
si scansano le alte betulle
si inchinano gli umili salici
così le stelle mi guardano
dopo riprendono i giochi.
Nel silenzio
della sera
scivolano con discrezione
curiose e insolenti le ninfee
che timorose mi sfiorano
e brividi frammisti ad estasi
scheggiano la mia pelle bagnata.
Io sono una
oscura macchia
che adesso cavalca le acque
e nel frattempo sogna
sogni oramai frantumati
ma quanto tempo ci vuole
per tacitare il mio cuore?
E si tramutano
in otri
che il lago prende a riempire
le narici e dopo i polmoni
d’asfissia che mi terrorizza
ma ho lanciato la mia moneta
ed ho già scelto il destino.
Canto funebre
ed intenso
è il ronzio delle libellule
io finalmente mi quieto
mentre i ricordi svaniscono
e tra la nebbia e la sera
il mio dolore si dilata.
N° 2211 - 25 agosto 2012
Il Custode
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