Lei amava i
colori
creatura insoddisfatta
da un’esistenza grigia
speranza evanescente
che si perdeva
nella tristezza profonda
dei suoi occhi verdi.
Io gli tesi la
mano
incosciente bambino
con la presunzione
di dipingere di rosa
la sua vita al declino
appesa ad un filo sottile
sempre sull’orlo del baratro
con la lama tagliente
del dolore e della disperazione
in agguato come una belva
come il folle protagonista
di un romanzo giallo.
E l’amore
pareva immenso
sotto un cielo azzurro
che chiedeva al vento
di carezzarla dolcemente
dinnanzi al mare blu
che luccicava di onde
per baciare il suo viso
di riflessi scintillanti.
Ma si affidò
al rosso
del sangue che scendeva
dalle sue vene ferite
veloce come una cascata
sul pavimento bianco
per guidare il suo destino
dove le parole
non sono che sussurri
e lasciandomi da solo
con la mia anima inebetita
precipitata nel nero
di una voragine senza fondo.
N° 1549 - 15 giugno 2009
Il Custode
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