seguo la tua bava di seta
poiché ho il sentore, amore
che è là dove io ti ho perduta
quando sono inciampato
sul tappeto di amanite falloide.
Dentro le
oscure grotte
che piangono stalattiti affilate
ed implodono come caleidoscopi
intorno a quei minuscoli anfratti
nei quali non riesco ad entrare
seppure io ti senta chiamare.
Il tuo respiro
mi giunge
come soffio di gelida dipartita
che si agita sulla tua tela
e produce il suono dell’arpa
e quei due fanali nella penombra
io so essere i tuoi occhi malvagi.
Adesso e dal
tuo primo morso
io non so fare a meno di te
sicché io ho memorizzato
ogni aculeo sulle tue zampe
che mentre tu mi abbracciavi
penetravano nella mia schiena.
Fino alla
città dei ragni
sulle onde del sangue versato
dalle cave sopra le mie vene
un oceano di lucente rubino
che mi conduce alla voragine
dove attendi la prossima preda.
Seguo la tua
bava di seta
il tuo profumo di putrefazione
quel lezzo di respiro stantio
che genera dalla tua bocca
mentre inventi ulteriori pretesti
per avermi lasciato morire.
N° 2470 - 6 aprile 2013
Il Custode
Nessun commento:
Posta un commento